Transardinia In Bici nel cuore della Sardegna Parte 1. Il nostro infaticabile (e in questo caso coraggioso) blogger e ciclista Giovanni Camilli racconta ai lettori di Brickscape le sue avventure e disavventure in sella ad una bici, nel cuore della Sardegna più selvaggia.
Transardinia In Bici nel cuore della Sardegna Parte 1 – Anche quest’anno ho cercato di dare un senso alle lunghe sere di inverno pianificando un raid di più giorni, in bikepacking… in solitaria. Lo scopo è come sempre molteplice:
- in primis avere sempre qualcosa su cui sognare
- avere lo stimolo ed il dovere di mantenere una condizione fisica decorosa
- dare un senso all’inesorabile incedere del tempo
- cercare di innalzarsi di fronte alla massa di campioni da divano e leoni da tastiera…. tutto questo mediando fra impegni lavorativi, ferie familiari, figli e amici.
Così quando a febbraio la mia dolce metà ha scelto come destinazione per le vacanze estive la località di Villasimius mi si è palesata un’idea travolgente a cui ho subito dato un nome: Transardinia, la traversata della Sardegna da nord a sud attraverso la dorsale montuosa della Barbagia e del Gennargentu.
Mi documento, raccolgo tutto ciò che si trova in rete e contattato i locals che organizzano raid di più giorni in terra Sarda. Ovviamente tutti mi sconsigliano vivamente di intraprendere questa avventura nel mese di luglio, troppo torrido e dannatamente arido…. soprattutto mi sconsigliano di farlo in solitaria e in autosufficienza ….. io ovviamente non gli do ascolto.
Quindi anticipo la partenza della famiglia di quattro giorni, tempo massimo che mi è stato concesso, e mi imbarco a Livorno la sera di mercoledì 12 luglio con destinazione Olbia.
Primo giorno: Olbia-Oliena 140km x 3800 m dislivello
Sottovalutando questi numeri fareste il mio errore. In base ai raid già effettuati in bikepacking questa doveva essere una tappa da fare abbastanza agilmente in una giornata e invece…
Partito alle 8 di mattina, i primi 30 chilometri verso Monti passano abbastanza alla svelta nonostante il forte vento di maestrale dritto in faccia. Faccio rifornimento di acqua, lascio subito l’asfalto e mi ci vuole poco a capire quello che mi aspetterà nei prossimi giorni. Le vie di comunicazione interne alla Sardegna lasciano parecchio a desiderare in quanto a pulizia e scorrevolezza. Sono subito obbligato a ridurre drasticamente la pressione dei pneumatici per cercare di avere un minimo di grip sui sassi e sulla graniglia che caratterizza tutti i sentieri e gli stradelli. In salita sono continuamente costretto al piede a terra e in discesa la bici carica è spesso ingovernabile.
Dopo aver valicato il primo passo, raggiungo un bell’altopiano, ovviamente deserto, il morale è alto nonostante il caldo terribile.
Scendo in una vallata superando numerosi cancelli, tutti rigorosamente costituiti da reti da letto legate con il fil di ferro. Risalgo finalmente sotto un sole cocente una liscia strada sterrata fino a quando non mi trovo davanti un alta cancellata chiusa da una grossa catena. Tutto intorno rete di filo spinato, ma la parola d’ordine è ormai Transardinia In Bici nel cuore della Sardegna Parte 1!
Dopo vari tentativi di aggirarla, inizio a cercare strade alternative…. niente, di tornare indietro non se ne parla quindi decido di scavalcarla, salgo prima io, isso la bici carica e la calo dall’altra parte. Iniziano i brutti presagi, sbaglio a seguire il gps scambiando il letto di un fiume per la traccia segnata, dopo poco mi trovo davanti ad un casolare dove tre cani più simili a iene ridens, che a canidi cercano di dissuadermi a passare, scarto i primi due e scatto in faccia al terzo… fatto sta che dopo pochi chilometri la valle si chiude e son costretto a tornare indietro dai cani per cercare la traccia giusta.
Scatto alla Sagan con le iene che mi ringhiano ai garretti…. Ritrovo la traccia ma la felicità dura meno di un amen. Ora mi si prospetta davanti una mulattiera ripidissima in-pedalabile che spingo per circa 40 minuti sotto un sole sempre più caldo. Valico, ri-inizio a pedalare su un mangia-e-bevi su e giù, arrivo all’altro cancello e sono costretto a rifare la manovra del lancio della bici.
Finalmente la strada sembra più ciclabile, poi inizia una cementata, e se cementano una strada vuol dire che la pendenza è importante, e così è. Inizio a salire, l’acqua inizia a scarseggiare anche perché sono costretto spesso a bagnarmi la testa se voglio impedire che mi si frigga il cervello.
Vedo alte sopra di me le pale eoliche che disegnano tutto il crinale del monte, salgo, penso di essere arrivato ma dietro ogni valico c’è sempre un monte più alto. I canadair iniziano a volarmi intorno, un grosso incendio sta divampando sul colle dietro di me, buona ragione per non stare troppo a pensare alla fatica.
Salgo e salgo ancora, arrivo finalmente alle enormi pale che girano vorticosamente alimentate dal forte vento. Cerco acqua ma non ne trovo, l’unica è scendere il più velocemente possibile verso Alà dei Sardi.
Mi fermo ad un barrettino dove mi guardano come fossi un extraterreste, panino plastificato, bibita e caffè… ma devo ripartire veloce se voglio arrivare ad Oliena in serata. Passano in continuazione autobotti della protezione civile e i canadair rombano alti in cielo.
Prima di entrare nella foresta di Terranova vengo fermato da un gruppo di vigili del fuoco che mi mettono in guardia dicendomi che l’incendio per il momento è lontano, ma nel caso in cui il vento aumentasse bisognerebbe allontanarsi immediatamente,…. ed io quello sto cercando di fare….allontanarmi.
Salgo un altro colle in un ambiente magico, nonostante la grande siccità qui c’è ancora acqua. Arrivo ad una caserma della forestale dove riempio le borracce, il custode mi dice che si sta preparando a andare via, se continua il vento così forte il rischio è grosso. A me in questo momento il vento sta dando una grossa mano, è così violento che nelle ripide salite mi sento proprio spingere dietro la schiena ed ho l’impressione di guidare una e-bike. Valico, il vento è diventato impressionante e riesco a malapena ad aprire l’ennesimo cancello/rete-del-letto.
Il pomeriggio volge al termine ed inizio ad essere stanco, ma se non voglio dormire in tenda devo provare ad arrivare ad Oliena. Scendo una mulattiera dissestata, stando attendo alle raffiche che mi spostano letteralmente da un lato all’altro della strada.
Attraverso pascoli in continuazione, ogni tanto trovo qualche ovile, ma la presenza umana è totalmente assente. Supero la bella tenuta forestale di Loelle-Buddusò e arrivo finalmente ad una strada asfaltata che mi porta nelle vicinanze di Bitti, ma il traffico è quasi inesistente e non c’è traccia di insediamenti… l’idea del barrettino sulla via naufraga irrimediabilmente.
Cala la sera e la fame si fa sentire, sto andando avanti a barrette dalla mattina ad esclusione del panino plastificato. Fa buio e io non voglio neanche perdere tempo a montare i fari tanto che padello un bivio e mi allontano di parecchio dalla destinazione.
Quando me ne accorgo impreco guadagno immediatamente diecimila anni di purgatorio poi con il faro torno indietro. Arrivo a Oliena alle 22,30 sfinito nel fisico e nello spirito, entro nel primo B&B che trovo, dove una signora impietosita mi prepara un bel piatto di Su Pani Frattau annaffiato da una birra Ichnusa gigante.
Transardinia In Bici nel cuore della Sardegna Parte 1! In attesa della seconda parte, vi suggeriamo di scoprire una delle tante esperienze disponibili su Brickscape!