Eleonora Tricarico Blogger Salentina doc e viaggiatrice, blogger friend di www.brickscape.it e autrice dello splendido blog www.tricaricovunque.com.
Eleonora Tricarico Blogger Salentina doc e viaggiatrice – Un’intervista, di quelle con le domande vecchio stile, per scoprire come fa ad essere – davvero – ‘ovunque’…
Eleonora, ti definisci “animo irrequieto e cuore maldestro”, raccontaci da dove nasce questa tua definizione.
– È un dato di fatto: sono irrequieta, non riesco a stare ferma e mi annoia la staticità. Non sono una persona che trascorre interi pomeriggi sul divano o che va in vacanza per rilassarsi. Devo avere sempre qualcosa da fare e un piano B pronto all’azione. Irrequietezza a volte è anche sinonimo di indipendenza e riconosco che cercare di stare dietro alle mie giornate è impossibile. Da qui, anche la seconda definizione. Probabilmente non sarà un ritratto esemplare, ma la cornice è sincera e realistica.
Sei pugliese ed ami profondamente la tua terra. Quali sono i tuoi luoghi del cuore?
Ho vissuto in un contesto secondo cui per avere un lavoro o successo ci si doveva spostare in altre città. La maggior parte dei miei amici hanno studiato fuori e hanno scelto di espatriare per vari motivi. La mia scommessa è stata invece quella di rimanere ed investire nel territorio, rafforzando ancora di più il legame con la mia terra. La mia città d’origine, Gallipoli, è un confronto quotidiano con la bellezza; Lecce, la città che mi ospita da 12 anni, è un incanto e madre di tante ispirazioni. In ogni angolo trovo il giusto stimolo e la conferma che, al di là di ogni campanilismo e retorica, vivo in una terra meravigliosa che mai potrei rinnegare.
Grazie a quale esperienze e in quale momento della tua vita hai deciso di condividere la passione per i viaggi?
Ho avuto due punti di svolta nel mio percorso, entrambi legati a due grandi città: Londra e Mosca, capitali che hanno smosso realmente qualcosa in me, in maniera tangibile e definitiva. In parole povere, non hanno fatto altro che rivelare la mia reale natura: stando lì, ho capito che dovevo assecondare questa sete di scoperta e che dovevo dare voce a questa irrequietezza che mi caratterizza. Spostandomi di continuo, grazie ai social, ho iniziato poi a condividere alcuni scatti relativi al viaggio di turno; inizialmente non lo facevo di buon grado, quasi fossi gelosa della mia esperienza. Poi amici, conoscenti, sconosciuti hanno iniziato a contattarmi per consigli e suggerimenti sulle varie mete. Alla fine, il resto è venuto da sé.
Quali elementi di fascino trovi nel viaggio e nel tuo lavoro di travel blogger?
Una premessa risulta fondamentale: per me non è un lavoro. Mi rendo conto che è un commento impopolare, ma qualsiasi cosa riguardi il viaggio è solo passione. La verità è che scatta qualcosa in me quando mi allontano dai luoghi famigliari: non c’è niente di più entusiasmante del sapere che lasci qualcosa di certo per l’ignoto. I viaggi cambiano la vita, a priori. La promessa è sempre quella di tornare più ricchi e mai saturi e di portare a casa un reale cambiamento interiore. É un nodo dentro che solo altrove riesco a scogliere.
Il turismo esperienziale può essere figlio del turismo responsabile? Quali riflessioni ti possono nascere su questi termini?
Assolutamente sì. Vivere un’ esperienza vuol dire vivere una realtà che spesso è slegata dai grandi circuiti. Questo si traduce in autenticità, in connessioni che partono dal basso. Non c’è niente di più esperienzale e responsabile che fare le orecchiette con la vicina di casa che ha messo su un piccolo laboratorio o intrecciare le nasse con il pescatore sul molo o toccare con mano il processo di produzione del vino di una storica cantina, come nel mio caso. Aggiungere qualcosa al proprio sapere o cimentarsi in un’attività nel rispetto dei principi del turismo responsabile è assolutamente plausibile.
Puoi raccontarci una delle esperienze fatte in Italia che ti ha regalato piu’ emozioni?
Una domanda scomoda, lo ammetto. Atteso che citarne solo una è pressoché impossibile, ho un ricordo intenso di una serata trascorsa al Nuraghe Cuccurada a Mogoro, in Sardegna e di una serata di passaggio a Bologna in cui feci tappe “tipiche” [ma molto urban] che mi fecero vivere l’atmosfera bolognese, seppur per una sola notte. Ancora, ricordo con fascino e poesia, le fermate obbligatorie e indiscutibili a Gradara per rivivere e fantasticare, ogni volta, sulla storia d’amore di Paolo e Francesca. Infine, scusate la banalità, ma un giro di notte in Vespa a Roma, tra le luci fioche e la straordinaria invadenza della bellezza dei suoi monumenti e angoli, è stata pura magia.
Cosa ti porterai in valigia nel tuo prossimo viaggio?
Valigia? Nulla! Parto sempre e solo con il mio zaino, Biagio (ha pure un nome, sì), pieno di toppe e ricordi. Immancabile comunque un taccuino: come diceva Nanni Moretti, le parole sono importanti.
Eleonora Tricarico Blogger Salentina doc e viaggiatrice è un’intervista di Brickscape!